Creare ricordi: ecco perché viaggiare con i bambini per me è una buona idea
Non mi ero mai posta il problema, prima di avere Giacomo, di come sarebbe cambiato il nostro modo di viaggiare dopo la sua nascita. Da single guardavo le coppie straniere, soprattutto quelle del nord Europa, girare con due o tre bambini vicini di età, senza farsi troppi problemi.
Uno nel marsupio, uno per mano, uno nel passeggino. Seduti per terra a giocare, senza badare troppo alle formalità, ai vestiti, ad eventuali capricci, con la capacità di adattarsi a tutto, di assaggiare ogni piatto, di socializzare con altri bimbi di provenienze diverse.
Insomma, il mio sogno per la mia famiglia!
Per me viaggiare con i bambini vuol dire creare ricordi. Toccare con mano, fare esperienza, incamerare emozioni. Non importa quanto lontano si vada, se si sceglie il mare o la montagna, una città d’arte o un viaggio avventuroso. Quello che voglio insegnare ai miei figli è la libertà del viaggiare e del confrontarsi con altre culture. Non rimanere limitati nel proprio, capire che le idee che si hanno si cambiano e si migliorano, che l’altro è un regalo e non un ostacolo, che i problemi si possono superare, che il mondo è grande e ogni luogo può regalare qualcosa. Per me il viaggio è una scuola e se l’insegnante, in questo caso il genitore, fa bene il suo lavoro, è impossibile non appassionare gli allievi.
Partiamo da un assunto:
viaggiare con i bambini è possibile.
Indice
Viaggiare con i bambini: la loro casa sei tu
Basta con quelle frasi tipo: “ah no, con i bambini piccoli non si può andare in giro!”, oppure: “E poi la routine?” Se ne costruisce una nuova! Con fatica, questo sì, e con impegno da parte dei genitori. Ci saranno momenti di difficoltà, imprevisti, problemi più o meno grandi. Ma se i genitori sono pronti a reagire con flessibilità e determinazione tutto si può fare. Soprattutto se si tratta di bimbi piccoli, beh, la loro casa siamo noi. Non hanno bisogno di molto altro. A parte le 42 valigie che sicuramente vi porterete, ovvio!
Viaggiare con i bambini: rispettare le loro esigenze è indispensabile
Quante volte mi è capitato di vedere bimbi capricciosi e stravolti al ristorante durante i viaggi, magari a orari improponibili. Viaggiare con i bambini non significa dimenticare le loro esigenze. Se il pomeriggio a casa fanno il sonnellino lo faranno anche in viaggio e saranno i genitori a creare le giuste condizioni perché questo avvenga. Giacomo ha dormito sempre e ovunque dopo pranzo da 3 anni a questa parte: in spiaggia sotto l’ombrellone, in un marsupio in alta montagna, nel passeggino mentre noi giravamo una città d’arte o visitavamo un museo, sull’aereo sdraiato tra noi, addirittura in funivia. Non si può pretendere che faccia diversamente o a pagarla saremo sempre e solo noi, quando la sera una crisi isterica sarà assicurata. Lo stesso vale per il pranzo e le cene. Ok, siamo in vacanza e la flessibilità è indispensabile, ma un bimbo di 2 anni non può essere portato a cena alle 21,30 quando a casa mangia alle 19.
Il bello di viaggiare con i bambini? Con loro tutto è fantasia!
Ogni aspetto dei luoghi che si visitano, con i bambini prende una forma diversa. Puoi essere stato già 4 volte nello stesso posto, poi ci arrivi con tuo figlio e lui lo interpreta e racconta a modo suo. “Call it magic!”, per me è così. Ogni cosa vissuta con i bambini è una magia, si trasforma in un racconto, in una storia, si vedono sfaccettature mai pensate e immaginate, ci si sorprende e ci si ritrova a ragionare e cambiare punto di vista.
Viaggiare con i bambini è faticoso?
Oh yes, la risposta è sì. Faticoso prima, nei preparativi, perché devi pensare a tutto quello che può servire e non dimenticare nulla, faticoso durante, perché ogni cosa fatta con un bambino implica dei ragionamenti e delle attenzioni diverse, a volte anche delle rinunce che possono dispiacere. Faticoso sia fisicamente che mentalmente. Ma una volta accettato i pro sono comunque maggiori dei contro.
Viaggiare con i bambini: ricordi indimenticabili che segnano
Associazioni bizzarre, nomi di luoghi storpiati, sensazioni rievocate: il viaggio fa tutto questo. E non c’è da stupirsi che un bambino di 2 anni appena compiuti possa appassionarsi alla storia del Minotauro – come ci è successo a Creta – e decidere che sia stato ucciso con un trattore, oppure giri per un paesino della Provenza dicendo a tutti “Bonjouuuuur baguette!”, in un francese storpiato. Quante cose si ricorderà da grande? Magari non tutto, magari solo qualche emozione o qualche immagine, magari avrà dei flash, come li ho io, che a 32 anni suonati ho perfettamente in mente le sensazioni di un pomeriggio caldo all’Alhambra di Granada in cui avevo 4 anni o una minestra in una pagnotta scavata mangiata nella piazza di Budapest a 12.